“Love my way” and Carrot Gnudi

Ho visto un sacco di, un sacco di lunedì, venirmi addosso, il naso rotto

 

Sono passati mesi ormai dall’ultima volta che ho pubblicato. Sono stati mesi difficili, mesi lenti, ma allo stesso tempo velocissimi, mesi di cambiamenti. Il fatto è, che dopo tutte queste difficoltà, io sono ancora qui a stupirmi di me stessa. Sono sopravvissuta.

Mi rendo conto da questo che sono cresciuta, sono maturata, non sono più la ragazzina che costruiva e poi distruggeva tutto alla prima difficoltà, che si lasciava andare nella tristezza e nell’autocommiserazione.

Ho imparato a pormi degli obiettivi e a rispettarli, a capirmi e a capire i miei tempi, a rendermi conto di quando rallentare e quando invece sfruttare tutta la mia energia per dare il massimo. Ho imparato ad accettare i miei errori, ad ammettere quando non ho fatto abbastanza e a non disperarmi se invece, dopo tanti sforzi, non ci sono i risultati sperati.

Forse avevo bisogno di queste difficoltà, di queste prove, di questi cambiamenti, perché senza di questi non mi sarei resa conto che li potevo affrontare tutti a testa alta e che potevo stupire me stessa rendendomi conto che non sono crollata, non questa volta.

Dire che va tutto bene sarebbe un’esagerazione, sono fiera di me e di come ho affrontato tutto, sono grata dei miei amici, vecchi e nuovi, che mi sono stati accanto in questi mesi, facendomi sentire meno sola, ma prima di riuscire vermente a ritrovare un equilibrio ce ne vorrà.

La sensazione di provare qualcosa che in realtà nessun altro, o anzi, solo un’altra persona nel mondo, può capire, è la sensazione che più mi pervade in questo periodo, e forse la realtà è che la mia paura più grande è quella di rimanere l’unica a provarla e capirla.

Ci sono relazioni troppo complesse perché si possano superare semplicemente “lasciandosele alle spalle”. Quelle relazioni che mutano continuamente nel tempo, fatte di ferite da curare lentamente, per poi ricominciare più forti. A volte accanto, mano nella mano, a volte divisi, ma in fondo sempre insieme, sostenendosi a distanza, nel bene e nel male.

Queste sono le relazioni che cresceranno in un modo sempre imprevisto, quelle in cui è inevitabile, ogni tanto, provare rancore perché le cose non sono andate esattamente come ci aspettavamo, per poi mettere quel sentimento amaro da parte e riuscire a tornare a ridere, magari insieme, un giorno…

 

Questo piatto è uno delle tante immagini salvate sul mio account Instagram, uno dei tanti progetti a cui, ora, posso ora fare una spunta. Voglio dedicare questo piccolo progetto a tutte le persone che amo, per questo lo dedico anche a te, che ora sei lontano.

 

Volevo ringraziare Izy Hossack perché questa meravigliosa ricetta è sua, io mi sono permessa di aggiungere il parmigiano, poiché per me, gli gnudi senza parmigiano, erano leggermente un’eresia.

L’eresia in realtà, qualcuno dirà, è che una fiorentina prenda una ricetta per fare gli gnudi da un’inglese, ma, che dire, a me piace sperimentare, e devo dire che questi gnudi sono decisamente più che plausibili, anzi, ma che dico, sono deliziosi!

Izy li bolle, poi li passa in padella con burro, olio e salvia, questo passaggio ne esalta il sapore e li rende ancora più deliziosi. Li condisce poi con carote al forno e un sugo di noci, ma se volete fare più veloce saranno buonissimi anche solo con una spolverata di parmigiano.

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Gnudi alle carote (ricetta per 34-40 gnudi, circa 6-7 persone)

Ingredienti per gli gnudi

  • 1250 g di carote pulite
  • 500 g di ricotta
  • 2 uova
  • 150 g di farina 00
  • 60-80 g di parmigiano grattugiato
  • 250 g di semolino
  • un cucchiaio di olio extravergine d’oliva
  • sale e pepe q.b

per la salsa di noci

  • 150 g di noci tostate
  • 1 fetta di pane (in cassetta) senza crosta
  • 200 ml di acqua
  • 30 g di parmigiano grattugiato
  • 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  • 1 spicchio di aglio sbucciato

per presentare

  • 3 cucchiai di olio
  • 1 cucchiaio di burro
  • foglie di salvia

Preparazione

Metti a bollire l’acqua in una pentola, quando bolle sala e metti a cuocere le carote tagliate in quarti. Lascia bollire per 20-30 minuti finché non saranno molto morbide. Asciuga e passale per creare una crema, per questo procedimento puoi usare un passino manuale o un minipimer.

Metti la purea in una ciotola.

Appoggia su un piatto due pezzi di carta assorbente e mettici sopra la ricotta, asciuga con altri due pezzi di carta assorbente appiattendo la ricotta sul piatto, se questa appare molto acquosa ripetere l’operazione.

Mettere la ricotta nella ciotola con la purea di carote, aggiungere il parmigiano, la farina, le uova, il sale e il pepe e mescolare bene.

Spargere delle teglie (di una misura adatta al vostro frigo) con metà del semolino e creare delle palline con l’impasto degli gnudi. Potete creare le palline con un cucchiaio per il gelato, sennò le potete modellare con le mani bagnate (così l’impasto non si attaccherà alle mani). Spargete poi il restante semolino sugli gnudi, o spargeteci quello che rimane sulla teglia.

Mettete gli gnudi nel frigo per un temp da  2 a 48 ore in modo che il semolino si possa assorbire così che gli gnudi diventino più consistenti.

Per la salsa:

Lasciare a mollo il pane fatto a pezzetti in un po’ d’acqua per 5 minuti. Mettere poi il pane in un mixer o frullatore con le noci, il parmigiano, l’olio, l’aglio. Frulla finché la salsa non sarà vellutata e liscia e condisci con sale e pepe a piacere.

Per servire:

Preriscalda il forno a 200°C (400°F). Taglia le carote a rondelle sottili e disponile su una teglia foderata con un foglio di carta da forno. Condisci con olio, sale e pepe e mettile a cuocere nel forno caldo per 20-30 minuti, finché non saranno colorite.

Metti intanto a bollire l’acqua in una pentola larga. Quando l’acqua bolle, sala e butta gli gnudi. Cuoci per 5 min.

Metti poi a scaldare in una padella antiaderente olio, burro e le foglie di salvia. Quando gli gnudi saranno cotti mettili a rosolare nella padella finché non avranno una leggera crosticina.

Stendi la salsa di noci sul piatto e posiziona sopra gli gnudi, cospargi poi con le foglie di salvia, le carote al forno e parmigiano.

Buon appetito!

N.B

Se non mangiate subito gli gnudi, lasciateli un’ora nel congelatore, poi, quando saranno solidi, conservateli in sacchetti alimentari. Quando li vorrete mangiare vi basterà bollirli per 6 minuti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cupcakes (Fairy Cakes)!

Qualche settimana fa mi sono finalmente decisa ad invitare delle mie amiche per fare una merenda con qualcosa che avevo cucinato io, ho deciso quindi di fare le classiche, morbide e zuccherose cupcakes, le tortine delle fate che sono semplicissime da fare e veramente deliziose e soddisfacenti.

cupcakes modificata

Ricetta x 12 cupcakes

Ingredienti

  • 125 gr di burro (a temperatura ambiente)
  • 125 gr di farina (3/4 cup)
  • 125 gr di zucchero (1/2 cup)
  • 2 uova (a temperatura ambiente)
  • 1/2 bustina di lievito (1 tsp)
  • un pizzico di sale
  • 1 tsp di estratto di vaniglia
  • latte q.b. (per ammorbidire)

N.B Per cuocere i cupcakes vi dovrete servire o dei pirottini di carta, con un supporto, cioè inseriti in uno stampo per cupcakes/muffin (se messi in forno senza supporto i cupcakes si appiattiranno), oppure potete usare dei pirottini di silicone, che mantengono la forma e non hanno bisogno di supporto

Procedimento

Scalda il forno a 180°C. Metti i pirottini di carta nello stampo per cupcakes.

Mescola con la frusta elettrica il burro e lo zucchero finché non si crea una crema ariosa, aggiungi poi una per volta le uova a temperatura ambiente e continua mescolare con la frusta a velocità bassa.

Aggiungi farina, lievito ed estratto di vaniglia e continua a mescolare con la frusta finché gli ingredienti non saranno amalgamati. L’impasto deve avere una consistenza morbida che cade dal cucchiaio, in caso fosse ancora troppo denso aggiungete del latte e amalgamate.

Dividete il composto negli stampini aiutandovi con una spatola e un cucchiaio, gli stampini devono essere riempiti fino a 3/4 (se li riempite troppo in cottura lieviteranno fuori dai pirottini e non avranno la forma uniforme che si addice a un cupcake).

Mettere in forno per 15/20 minuti finché non saranno dorati.

Quando saranno freddi potrete decorarli con la glassa che preferite, esistono molti tipi di glasse, io qui sotto vi propongo la semplice ricetta della glassa al burro (buttercream), che si presenta molto bene senza troppi sforzi!

Ricetta Buttercream

Ingredienti

  • 100 gr di burro (lasciato a temperatura ambiente finché non sarà “a pomata”, NON scaldatelo manualmente perché non otterrete la consistenza giusta)
  • 110 gr di zucchero a velo
  • qualche goccia di un colorante alimentare a scelta (facoltativo)
  • estratto di vaniglia o vaniglia Bourbon

Procedimento

Sbattete con la frusta il burro e lo zucchero finché non avranno una consistenza spumosa e avranno incamerato aria tanto da cambiare colore (la glassa dovrebbe diventare più chiara).

Aggiungete poi il colorante e mescolate finché il colore non sarà omogeneo.

Inserisci poi la glassa in una sac a poche o una siringa per glasse e scegli il beccuccio che preferisci (io ne ho scelto uno classico dentato, tondo largo mezzo cm), fai poi un movimento circolare partendo dal bordo del cupcakes fino ad arrivare al centro e stacca all’insù per lasciare la puntina centrale. Fai così per tutti i cupcakes.

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My second time: Chiffon cake al cioccolato, con panna e ganache al cioccolato

Dopo tanta attesa pubblico finalmente questa ricetta della versione al cioccolato della Chiffon Cake, rivisitazione della torta di Laurel che vi avevo raccontato nello scorso post!

Con il blog si procede lenti nell’ultimo periodo, tra pre-trasloco, trasloco e post-trasloco (con esami annessi..) sono stata messa un po’ male con il tempo. Però la buona notizie è che ho una nuova casetta, con una cucina tutta mia e una cavia per tutti i vari biscotti e muffin futuri (si Betti, sto parlando di te). Sono quindi speranzosa di ricominciare a ingranare a breve e tornare con tante nuove ricette!

Intanto, mentre sono alle prese con raccolte indifferenziate porta a porta, stanze da ammobiliare e povertà da fuorisede, vi beccate questa, che tra l’altro è stata la torta del mio 21esimo compleanno e vi assicuro che non vi deluderà!

Ricetta

Ingredienti x la torta

  • stampo da Chiffon/Angel cake (lo trovate qui), o qualsiasi altro stampo alto in alluminio
  • 260 g di farina
  • 35 g di cacao
  • 300 g di zucchero, divisi
  • 1 (12g) cucchiaio di lievito per dolci
  • 1 cucchiaino di sale
  • 180 ml di acqua fredda
  • 100 g di olio di semi
  • un cucchiaino di scorza di limone grattugiata
  • 2 cucchiaini di vaniglia bourbon, o un baccello
  • 6 tuorli di uovo, a temperatura ambiente
  • 6 albumi, a temperatura ambiente
  • mezzo cucchiaino di cremor di tartaro

Ingredienti x la ganache e farcitura

  • 120 ml di panna fresca
  • 100 gr di cioccolato fondente
  • metà dose della crema panna e mascarpone (ricetta qui)

ATTENZIONE! Mi raccomando ricordatevi di far riposare la torta a testa in giù, o grazie ai piedini dello stampo da Angel Cake, oppure appoggiandola su tre tazzine da caffè.

Procedimento

—> vedi il procedimento della Chiffon Cake panna e fragole ma setaccia il cacao insieme a farina, lievito, zucchero e sale

Ganache: taglia a pezzetti il cioccolato e riscalda la panna in un pentolino fino a portarla a leggero bollore, a quel punto toglila dal fuoco e versa sul cioccolato. Mescola finche non  il cioccolato non si sarà sciolto completamente.

Appena la torta sarà pronta e avrà riposato le sue 6 ore, taglia a metà e farcisci con la crema di panna e mascarpone. Quando la ganache si sarà raffreddata versa sulle torta.

Ta daan!

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My first time: Chiffon Cake con fragole e panna

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Settimana scorsa era il mio compleanno e ho deciso che volevo una bella torta di compleanno di quelle classiche, alte, morbide e pannose. E allora era destino che m’imbattessi nella fantastica ricetta di Laurel che aveva fatto una deliziosa Chiffon Cake alle fragole e panna proprio qualche settimana prima!

La realtà è che alla fine di torte ne ho fatte due, e questa è solo la prima. La questione è che, non avendola mai fatta, avevo paura che non mi venisse bene, in più la teglia che avevo non è la classica teglia da Chiffon (niente piedini, niente forma a ciambella), anche se poi il materiale è lo stesso, cioè alluminio. Quindi ho approfittato del compleanno di mio babbo e questa qui, la prima, l’ho fatta per lui. E, udite udite, mi è riuscita!

Quindi non mi resta che spiegarvi questa magnifica ricetta della Chiffon Cake con panna e fragole, sperando che vi piaccia tanto da provare anche la versione al cioccolato con ganache 😉

–> rispetto alla ricetta di Laurel io ho messo tre chiare in meno, il risultato è stato comunque molto soffice e spugnoso, ma vedete un po’ voi

–> è importante che la teglia non venga imburrata e che le uova siano a temperatura ambiente

Ricetta

Ingredienti

  • stampo da Chiffon/Angel cake (lo trovate qui), o qualsiasi altro stampo alto in alluminio
  • 310 g di farina
  • 300 g di zucchero, divisi
  • 1 (12g) cucchiaio di lievito per dolci
  • 1 cucchiaino di sale
  • 180 ml di acqua fredda
  • 100 g di olio di semi
  • un cucchiaino di scorza di limone grattugiata
  • 2 cucchiaini di vaniglia bourbon, o un baccello
  • 6 tuorli di uovo, a temperatura ambiente
  • 6 albumi, a temperatura ambiente
  • mezzo cucchiaino di cremor di tartaro

Procedimento

Scalda il forno a 160°C e crea una circonferenza per foderare il fondo della tua teglia. Setaccia due volte farina con 250 g dello zucchero, lievito e sale. Mescola tuorli, acqua, olio, scorza di limone e la vaniglia (se si usa il baccello, aprirlo e raschiare i semi). Mescola con le fruste elettriche ad alta velocità fino ad amalgamare per bene. Aggiungi poi la farina e mescola delicatamente utilizzando una frusta finché l’impasto è morbido. Metti da parte.

In un’altra ciotola ampia mescola albumi e cremor di tartaro e monta con delle fruste asciutte e pulite, aggiungi qualche goccia di succo di limone se vuoi essere sicuro che le chiare non si smontino.  Dopo qualche minuto aggiungi gli altro 250 g di zucchero e continua a montare finché non saranno a neve ferma.

Unisci quindi una parte delle chiare a neve al composto con il tuorlo mescolando delicatamente con una spatola, unisci poi il resto degli albumi mescolando dal basso verso l’alto in modo da non smontarli. Non mescolare troppo, l’impasto non deve risultare liscio.

Fodera il fondo della teglia (non imburrare né foderare i lati!!) e versa l’impasto al suo all’interno. Dopo 45 min fai la prova del bastoncino, la torta sarà pronta quando il bastoncino uscirà pulito (io l’ho tenuta in forno per 1 ora e 15 min).

Una volta sfornata la torta dovrete lasciarla raffreddare capovolta nello stampo per 6 ore. Se non avete lo stampo da Chiffon Cake con le apposite gambine potete comunque appoggiare lo stampo su qualche supporto che lo faccia rimanere rialzato, io ad esempio ho usato tre tazzine.

Passate poi lungo il bordo della teglia un coltello o una spatola e rimuovetela poi con delicatezza dallo stampo.

Ora potete decidere se decorare la torta con una semplice spolverata di zucchero o sbizzarrirvi con le farciture, qui sotto ve ne propongo una!

Per farcire:

  • 450 g di mascarpone
  • 120 g di zucchero a velo, diviso
  • 460 g di panna fresca
  • 2 cucchiaini di vaniglia bourbon
  • 1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata
  • 700 g di fragole fresche lavate e tagliate in fette sottili

Versa il mascarpone in una ciotola con metà dello zucchero a velo e mescola bene per ammorbidirlo, metti da parte.

In un’altra ciotola monta a neve molto ferma la panna con l’altra metà dello zucchero. Unisci poi al mascarpone e mescola delicatamente con movimenti dal basso verso l’alto per non smontarla. Unisci poi la vaniglia e la scorza di limone.

Taglia a metà la torta e farcisci con uno strato di glassa panna e mascarpone e ricopri con le fette di fragole disposte in modo concentrico, copri con un’altra passata di glassa. Ricomponi la torta e spalma la glassa su tutta la superficie ricoprendola completamente. Decora poi a piacimento con le fette di fragola e ciuffetti di glassa aiutandoti con un sac à poche.

Buon appetito!

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Pasta semplice e veloce: radicchio, caprino e noci

Nelle giornate più indaffarate mi capita a volte di essere monotona nei miei pasti, e per fare veloce non mi applico su cosa cucinare e finisco per fare la solita pasta al pomodoro. A volte però, in un impeto di ribellione a me stessa, decido di sperimentare nuovi sughi, comunque veloci (spesso anche più veloci della pomarola) e soprattutto gustosi. Quello di cui vi do la ricetta oggi è uno di quelli, semplice e veloce per i vostri pranzi di fretta!

Attenzione! Per rendere radicchio meno amaro potete immergerlo, dopo averlo lavato, in acqua fredda con un pizzico di sale e qualche goccia di aceto bianco (o di mele) e lasciarlo ammollo per mezz’ora.

Ricetta (per 2 persone)

Ingredienti

  • 200 gr di Penne (o altri tipi di pasta tubolare)
  • sale q.b.
  • olio extravergine d’oliva
  • 1 spicchio d’aglio
  • 1 cespo di radicchio selvatico
  • 240 gr di caprino
  • 100 gr di noci (io ho usato le Pecan, ma vanno bene anche quelle normali)

Procedimento

Metti a bollire l’acqua per la pasta e nel frattempo lava il cespo di radicchio e taglia partendo dalla punta a pezzetti sempre più piccoli finché non arrivi al cuore, elimina quindi la parte inferiore del cespo. Metti in una padella dell’olio con uno spicchio d’aglio a riscaldare, quando sarà caldo butta il radicchio e lascia cuocere finché non si sarà ammorbidito ma ancora leggermente croccante.

Appena l’acqua bolle, sala con sale grosso e butta la pasta, cuoci per il tempo indicato sulla confezione. Mentre l’acqua cuoce metti in una ciotola grande il caprino e aggiungi un po’ di acqua di cottura e mescola così per formare una crema.

Trita grossolanamente le noci con un coltello e aggiungi alla crema di caprino, aggiungi anche il radicchio quando sarà pronto.

Unisci poi la pasta e mescola in modo da amalgamare il sugo. Servi con una spolverata di parmigiano.

Buon appetito!

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Cookies triplo cioccolato e caramello

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Comunque bando alle ciance, non stiamo parlando di me, qui vi sto per parlare di una cosa molto importante, direi fondamentale, così fondamentale che l’altro giorno, tornata distrutta da Bologna, ho trovato comunque le forze di eseguirla. Sto parlando della ricetta dei magici Cookies al triplo cioccolato e caramello!

Tutto è cominciato quando cercavo dei degni cookies alla Nutella, perché sì, ok sani, ma non esageriamo. La ricerca si è alla fine conclusa sul blog di Izy Hossack, il più delizioso di tutti, e lì ho trovato questa fantastica ricetta che non mi offriva una semplice ricetta di cookies con la Nutella, ma una ricetta di cookies al cioccolato, con gocce di cioccolato, e cuore morbido di Nutella e caramello salato…non c’è che dire! Io, avendo ormai una riserva che pare infinita di caramello, un bel po’ di Nutella e qualche fiocco di sale avanzato ho colto l’occasione al volo.

Per il caramello salato potete trovare la ricetta qui mentre per i fiocchi di sale provate da Eataly, sennò su Amazon.

Ricetta 

Ingradienti

  • 110 g (1/2 cup) di burro
  • 350 g (1/2 cup) di zucchero di canna
  • 55 g (1/2 cup) di cacao
  • 2 uova
  • 1/4 cucchiaino di sale
  • 3/4 cucchiaino di lievito per dolci
  • 260 g (2 cups) di farina (io ho usato metà 00 e metà farro)
  • 100 g di cioccolato fondente in pezzetti
  • Sale Kosher o sale di Maldon o sale di Cipro per spolverare
  • 8 cucchiai di Nutella
  • 1/2 dose della ricetta del caramello salato 

Procedimento

Foderare una teglia con carta da forno e riscaldare il forno statico a 180°C

Scogli il burro in un pentolino, togli dal fuoco e unisci lo zucchero. Metti il composto in una ciotola e unisci le uova, poi aggiungi cacao, sale e lievito e mescola finché non saranno amalgamati, unisci poi la farina setacciata a poco a poco così che non si formino grumi. Aggiungi poi la cioccolata in pezzetti.

Fai il caramello.

Prendi un cucchiaio di impasto. forma delle palline, posizionale sulla teglia e fai un solco al centro di ognuna premendo con il dito, riempi il solco con mezzo cucchiaino di nutella e mezzo di caramello (fate un po’ a occhio, il solco deve essere pieno), prendete poi un altro cucchiaio di impasto e appiattitelo, andate poi a coprire l’impasto con il solco e fate aderire bene sui lati, fate attenzione nel fare questa operazione perché se schiacciate troppo potrebbe uscire il ripieno!

Spolverate con i fiocchi di sale se è di vostro gusto e infornate nel forno riscaldato.

Buon appetito!

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Io, me stessa ed Edimburgo: dove ho mangiato?

Eccomi qui, non sono sparita vi giuro! Sono ricominciate le lezioni e ci sto mettendo un po’ a riprendere il ritmo, ma ho già nuove ricette in cantiere 😉

Ancora non ho avuto l’occasione di raccontarvi della mia piccola avventura a Edimburgo, e provvederò subito a rimediare.

Tutto è cominciato ormai due mesi fa, mi trovavo ancora nel bel mezzo dell’esame di sociologia, e avevo voglia di un po’ di libertà. Pensavo a quell’ultima settimana di gennaio prima dell’inizio delle lezioni e mi sembrava inutile lasciarla inutilizzata. Sarei rimasta a Firenze e avrei finito per non fare niente di produttivo e lasciar finire in modo passivo gli ultimi giorni di vacanza. Dovevo organizzare un viaggio!

Molti mi hanno chiesto “ma scusa, qui fa freddo e c’è brutto tempo, non potevi fuggire in un posto più caldo?” e devo ammettere che l’idea non mi ha sfiorata neanche per un momento, pensando alla mia piccola fuga l’idea è sempre stata di dirigermi verso nord, inizialmente avevo guardato voli per paesi scandinavi e mi interessava in particolare Copenhagen, ma ovviamente costavano troppo, quindi la mia scelta si è spostata su Edimburgo.

Prima di partire e durante il viaggio ho consultato molti blog e articoli con consigli, soprattutto riguardo a dove mangiare (non mi fido molto dei posti indicati sulle guide) e non mi sono mai pentita delle scelte che ho fatto, anche (e soprattutto) di quelle un po’ impreviste. Proprio per questo mi sento di consigliarvi tutti questi posti che tra l’altro sono perfetti per chi vuole mangiare bene, cibo locale, con un budget limitato.

Dove ho mangiato?

  • Elephant House: questo ristorante è un luogo molto informale che deve la sua fama alll’autrice di Harry Potter, J.K Rowling, che ha scritto qui alcuni capitoli della saga. Ovviamente questo fatto lo ha reso un posto molto popolare e abbastanza
    turistico anche se quando sono andata io non era troppo affollato. Lo stile del locale è img_5996.jpg emplice e informale e l’offerta di cibo molto ampia. Io ho ordinato una chicken pie (pasticcio di pollo) con purè e gravy (una salsa fatta con il sugo della carne), un classico comfort food anglosassone perfetto per quella giornata piovosa. Il servizio è stato rapido e i camerieri gentili. Sono stata contenta che mi abbiano fatto scegliere tra acqua del rubinetto (tab water) e acqua in bottiglia poiché all’estero di solito l’acqua costa molto e in più prendere l’acqua del rubinetto è una scelta eco-friendly! (www.elephanthouse.biz) Voto: 7 Quanto ho speso? 7£

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    Il bagno dell’Elephant House con scritte dedicate a Harry Potter
  • Nomad Cafe: posto che ho amato, anche se il cibimg_6124.jpgo non era superlativo come mi aspettavo. Ho notato subito il locale perché era vicino al mio albergo a Haymarket e mi sono ripromessa di andarci dopo la mia gita ad Arthur Seat. L’ambiente del Caffè è veramente accogliente, moderno e giovanile e sarà stata la giornata di sole o la compatriota al bancone ma mi ha messo subito allegria. Ho preso un appagante “Breakfast Roll” con salsiccia e uova, che ci voleva proprio dopo la scarpinata a Holyrood Park, e un caffè americano. Mi ha un po’ delusa la scarsa scelta di cibo, ma forse è stato un problema di orario, d’altro canto il mio panino non era comunque male, l’uovo fritto era forse un po’ troppo cotto, ma le salsicce bianche, tipiche del Regno Unito, erano divine! Sicuramente è uno di quei posti dove tornerei continuamente se vivessi a Edimburgo. (sito web) Voto: 7.5 Quanto ho speso? 
  • Howies: Qui ho fatto la mia prima cena da sola! Il posto davvero molto bello, innanzitutto la location, alle pedici di Calton Hill ma anche l’interno elegante, con sala spaziosa dal soffitto altissimo e luci soffuse. Proprio per l’atmosfera elegante sono stata colpita dai prezzi, dIMG_6174ecisamente onesti, in più vi erano anche molte offerte di menù convenienti. Un’altra cosa che mi ha colpita è stata la provenienza degli ingredienti, per la maggior parte locali, con tanto di mappa che spiegava cosa veniva da dove. Anche questa volta l’acqua l’ho presa del rubinetto e ho cominciato la cena con la zuppa del giorno, una vellutata di carote e zucca violina servita con pane e burro (perché un po’ di burro non fa mai male). Per secondo ho preso il filetto di salmone delle isole Shetland in crosta servito con porri, patate e rapa rossa fatte al forno con burro al limone. Devo ammettere che tutto ciò era un po’ insapore, ma il filetto era comunque molto buono e ben cotto. Nonostante fossi già piena non ho resistito al dolce, soprattutto perché c’era lo Sticky toffee pudding! La torta mi è stata servita calda e immersa nel caramello, con sopra una pallina di gelato alla vaniglia, davvero superlativo. Ho apprezzato il contrasto caldo/freddo che faceva risultare il dolce meno pesante e stucchevole. Nel complesso l’esperienza da Howies è stata davvero piacevole e lo consiglio vivamente (sito web) Voto: 8 Quanto ho speso? 20£
  • Teuchters Landing: dopo essere stata a vedere la Royal Yacht Britannia a Leith, resistendo al richiamo dei fast food all’interno del grande magazzino “Ocean Drive”, sono approdata a questa carinissima Freehouse nella zona dei Docks. Il locale è sulla riva ed era originariamente una sala d’attesa per il battello a vapore che portava ad Aberdeen. Anche in questo caso l’atmosfera è giovanile e l’arredamento è molto hipster seguendo la tendenza della nuova Leith riqualificata. Qui ho pranzato con Haggis, neeps and tatties, un piatto tipico scozzese che viene preparato tradizionalmente durante la “Burns’ Night”, notte dedicata al poeta scozzese Robert Burns. Il piatto è una torretta, in questo caso IMG_6210 isposta all’interno di una tazza (hipster dicevamo?), composta da haggis, insaccato molto speziato di interiora di pecora macinate e farina d’avena, purea di rutabaga (un tubero) e purè di patate. Il tutto era servito con una salsa alla panna che ci stava molto bene ma ovviamente lo rendeva ancora più pesante di quello che già era. Ho deciso che questo era inoltre il posto migliore per assaggiare finalmente una birra locale e al bancone mi hanno consigliato la Black Isle, molto buona anche se ha contribuito a mandarmi KO. Nel complesso forse è il posto che mi è piaciuto di più, ho speso, poco, mangiato cose tipiche cucinate bene, bevuto una buona birra e tutto questo con vista oceano (sito web) Voto: 9 Quanto ho speso?
  • Mussel Inn: era dal primo giorno che avevo adocchiato questo ristorante che era proprio accanto al mio ostello e mi era rimastIMG_6254a quella voglia di frutti di mare che, arrivata all’ultima sera, ho deciso di soddisfare. Il ristorante è piccolo e informale e pensavo fosse più turistico, invece ci ho trovato molti scozzesi. Ho preso come starter una zuppa, zucca e carote (giusto per la mia porzione di verdura giornaliera), ho soddisfatto poi il mio desiderio di frutti di mare con delle ostriche al naturale con una spruzzata di limone e una pentola di cozze cucinate con scalogno e panna. Sia ostriche che cozze erano fresche e le cozze erano molto buone e non pesanti come pensavo. Per concludere, e salutare Edimburgo nel migliore dei modi, ho preso una torta banana e noci che mi è stata servita calda con la panna. Nel complesso la cena è stata deliziosa e non mi ha affatto appesantita e il servizio è stato cordiale e attento. Anche qui il pescato (e forse anche altri ingredienti ma non ne sono certa) era a chilometro zero. (sito web) Voto: 8.5 Quanto ho speso? 27£

Spero che la mia esperienza possa essere utile a qualcuno e in ogni caso sono a disposizione per qualsiasi domanda o consiglio!

Siti che mi sono stati utili durante la mia vacanza a Edimburgo:

Per viaggio, alloggio e luoghi da visitare

Per informazioni su cibo e dove mangiare

 

 

Tentativi di pasticceria francese: Tartellette al lime e consigli

Per Natale mia nonna mi ha regalato il bellissimo libro di pasticceria francese di Mèlanie Dupuis, “Il grande manuale del pasticciere”. L’avevo visto qualche tempo fa in libreria e già al primo sguardo avevo amato le illustrazioni, le foto e le descrizioni incredibilmente dettagliate. Ora che lo possiedo è una spinta per passare al livello successivo, non più solo dolci casalinghi, con dosi a volte un po’ alla buona e non troppa precisione (anche se, in ogni caso, nei dolci una buona dose di precisione ci va sempre), ma anche dolci di “alta cucina” con tecniche specifiche e ingredienti che non avevo mai sentito nominare.

Una piacevole scoperta è stata la constatazione del fatto che nel libro non solo le ricette sono ricche di dettagli e vengono spiegati tutti i nomi più strani e le tempistiche, sottolineate le difficoltà maggiori e le abilità da acquisire nonchè dati suggerimenti e spunti per l’organizzazione di quello che va fatto primo e quello che va fatto dopo. Ma vi sono anche spiegazioni fotografiche di varie tecniche e fondamenti utili per chi non è abituato  ad una cucina di tipo più professionale, dalle più banali, come la sabbiatura, alle più complesse come la decorazione.

Detto questo, nel giorno più faticoso dell’anno, cioè il 31 di dicembre, ho pensato bene di impelagarmi in una impresa, cioè una delle ricette del libro: le tartellette al lime, che consiglio a tutti quelli con una buona dose di cucina alle spalle e che vogliono mettersi un po’ alla prova, ma non a quelli che hanno aperto questa ricetta perché volevano fare un dolcino veloce. Queste tartellette NON sono né veloci né semplici da fare! E, soprattutto, non fatele a Capodanno, solo a me poteva venire in mente una cosa del genere…Però, dopo queste premesse intimidatorie, vi assicuro che la soddisfazione e la bontà sono garantite .

Ho fatto qualche modifica alla ricetta semplificando alcune cose e aggiungendo qualche suggerimento.

Prima di mettermi a cucinare era già qualche giorno che mi preparavo (per questo quando ho avuto tutto l’occorrente tra le mani, anche se nel giorno sbagliato, non sono riuscita a trattenermi). Infatti ho comprato su Amazon gli anelli di metallo di 10 cm della Gobel, veramente resistenti e il coppapasta di 12 cm che, secondo me, a posteriori, sarebbe stato meglio di 13-14 cm, perché i bordi delle tartellette erano un po’ troppo bassi. Li ho pagati abbastanza, per questo vi consiglio, se non siete di fretta come me, di comprarli da un sito specializzato come questi:

Mi hanno messo in difficoltà anche:

  • la purea di cocco che ho trovato da Naturasì della “Biona Organic” (ma tuttora non sono convinta che fosse la cosa giusta), mentre ho visto che su Amazon c’è della Rapunzel o della Funkin, la confezione da 1 kg.
  • il nappage, quella gelatina che viene usata sulle torte di frutta. Nei siti specializzati si trovano confezioni da 1 kg, quindi troppo per le mie modeste ambizioni, quindi ho ripiegato per il tortagel (che ha funzionato benissimo).

ATTENZIONE! La pasta sablée deve riposare da 2 ore a una notte. La crema al lime dovrà riposare in frigo 2 ore una volta fatta. Le tempistiche della ricetta sono comunque tutte molto lunghe.

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Ricetta Tartellette al lime (ricetta per 6 tartellette)

Ingredienti per la pasta sablée

  • 200 g di farina
  • 70 g di burro
  • 1 g di sale
  • 70 g di zucchero a velo
  • 50 g di uova (1 uovo)

Procedimento

Mescola farina e sale e aggiungi il burro freddo a cubetti. Sabbia, cioè strofina con le dita, senza schiacciare il burro, in modo che burro e farina formino insieme una specie di “sabbia”.

Aggiungi lo zucchero a velo e l’uovo. Mescola con la spatola per ottenere una consistenza omogenea.

Appiattisci la pasta e rivestila con della pellicola. Fai riposare in frigo dalle 2 ore fino a un’intera notte.

Ingredienti della crema al lime

  • 120 g di succo di lime (circa 8 limoni)
  • 150 g di zucchero
  • 150 g di tuorli (io ho comprato quelli che vendono già separati della Naturella)
  • 200 g di burro
  • 4 g di gelatina

Procedimento

Reidrata la gelatina mettendola in acqua fredda per 10 min. Preleva le scorze di lime con una grattugia.

Massaggia i lime per prendere più facilmente il succo e spremilo per ricavare 120 g di succo.

Rompi le uova in una ciotola e lavorale leggermente con la frusta.

Metti le scorze, il succo di limone e lo zucchero in un pentolino. Sbatti delicatamente e inizia a scaldare.

Raggiunta l’ebollizione togli dal fuoco e versa sulle uova sbattendo energicamente per evitare che si cuociano (se avete una planetaria, questo è il momento di usarla).

Versa di nuovo nel pentolino e rimetti sul fuoco. Sbatti e al primo bollore togli dal fuoco. Incorpora burro a poco a poco e gelatina, mescola con la frusta e frulla per 2-3 minuti.

Copri con pellicola a contatto e fai rassodare in frigo per almeno due ore.

Ingredienti per la base di rocher-cocco

  • 75 g di cocco grattugiato
  • 75 g di zucchero
  • 30 g di albumi (più o meno l’albume di un uovo)
  • 50 g di purea di cocco

Ingredienti per la gelatina al cocco

  • 100 g di purea di cocco-
  • 20 g di zucchero
  • 2 g di gelatina

Ingredienti per la decorazione

  • 1 lime
  • 250 g di mappate (una busta di Tortagel)

Procedimento per le tarlerete

Estrai da frigo la pasta sablèe 30 minuti prima dell’uso. Scalda il forno a 170°C, infarina leggermente il piano di lavoro, stendi la pasta con il matterello in modo da poter ricavare  6 tondi di 12 cm e soffia sotto la superficie della pasta. Taglia i 6 tondi con il tagliapasta.

Predisponi una teglia rivestita da carta da forno. Predisponi sopra questa gli anelli imburrati. Rivestili con la pasta facendo attenzione a formare un angolo retto tra bordo e fondo spingendo la pasta in basso con le dita delicatamente. Taglia la pasta a filo con l’anello (nel mio caso questo non è stato necessario perché la pasta non è fuoriuscita, però ho aggiustato con un coltello). Buca il fondo con una forchetta e riempi di fagioli secchi in modo che la pasta non formi bolle d’aria in cottura. Cuoci per 12 minuti a 170°C. Fai raffreddare e sforma.

Prepara la base di rocher al cocco mescolando tutti gli ingredienti in una ciotola. Stendine 35 g circa in ogni tartelletta e appiattisci con le dita. Inforna per circa 15 min per terminare la cottura, il rocher si colorerà in superficie. Sforna e fai raffreddare su una gratella.

Per la gelatina al cocco reidrata la gelatina. Scalda 50 g di purea di cocco in una casseruola con lo zucchero, raggiunta l’ebollizione ferma la cottura. Incorpora la gelatina strizzata, quindi la purea di cocco rimasta. Per me il composto era troppo denso, probabilmente a causa della purea che non era proprio quella giusta, ho comunque aggiunto dell’acqua facendolo scaldare ancora finché non si è un po’ liquefatto.

Versa in ogni cartelletta 30 g circa di gelatina al cocco, conserva in frigo.

Tira fuori la crema dal frigo e mescola con la frusta per renderla liscia. Riempi la tasta da pasticciere e farcisci le tartellette. Livella con la spatola dando una forma leggermente bombata e conserva nel congelatore per almeno due ore.

Grattugia la scorza di lime e intiepidisci il nappage o idrata un sacchetto di tortagel, e aggiungi le scorze. Estrai le tartellette dal congelatore e immergi la parte con la crema nel nappage.

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I Cantucci della mia Toscana

Ho iniziato una fantastica collaborazione con l’Agriturismo Montecorboli gestito in parte da mia cugina e per queste feste ho fatto per i suoi ospiti un po’ del delizioso Caramello Salato di cui ho già postato la ricetta qualche tempo fa, qualche biscotto natalizio al Pan di zenzero e dei Cantucci tipici della Toscana, che è la mia cara regione.

Per la ricetta ho seguito quella della rubrica “La ricetta perfetta” di Dissapore, con cui avevo già fatto una crostata qualche mese fa  che era venuta davvero buonissima, ovviamente questo ha portato a un linciaggio da parte dei miei familiari fiorentini per la differenza dai cantuccini pratesi. In ogni caso io li trovo plausibilissimi, l’unica differenza sostanziale sta forse nel retrogusto di miele, che comunque non mi dispiace affatto. Lascio a voi il giudizio!

(La foto è orrenda ma, ammetto, col Natale di mezzo è stato difficile applicarsi ahah)

Ricetta Cantucci

Ingredienti

  • 500 gr farina 00
  • 375 gr di zucchero semolato
  • 4 uova
  • 250 gr di mandorle sbucciate (non spellate)
  • mezza bustina di lievito chimico per dolci
  • 50 gr di burro fuso
  • 10 gr di miele di castagno
  • scorza grattugiata di arancia
  • pizzico di sale
  • 1 uovo per spennellare

Procedimento

Riscalda il forno a 220°C e riponi le mandorle su una teglia. Inforna per 2 minuti.

Unisci in una ciotola gli ingredienti secchi: mandorle (raffreddate), zucchero, farina, scorzette e lievito.

In un altro recipiente sbatti uova, miele e sale e unisci poi agli ingredienti secchi. Amalgama finché non otterrai un impasto appiccicoso. Se i liquidi non sono sufficienti aggiungi vinsanto o rosso d’uovo (io ne ho aggiunto uno). Una volta amalgamato copri e lascia riposare per mezz’ora.

Riscalda il forno a 180°C.

Forma sulla teglia imburrata o coperta con carta da forno due salsicciotti largo tre dita e alti uno, è utile inumidirsi le mani poiché l’impasto è appiccicoso. Spennella un uovo sbattuto in superficie. Inforna i biscotti nel forno caldo per mezz’ora o finché la superficie non sarà dorata e toccandola non la senti morbida. Sforna e lascia raffreddare.

Una volta raffreddati taglia i biscotti con uno spessore di circa 1,5 cm e disponi distesi sulla teglia. Inforna quindi di nuovo per 10 minuti. Lascia raffreddare.

Ora godetevi i vostri cantucci con un bicchierino di Vin santo!

 

 

Babbo Natale è morto

Eccomi di nuovo qui, dopo un Natale decisamente intenso finalmente torno a scrivere nel mio caro blog. Non starò a scrivere tante banalità fanciullesche come ne ho viste in giro di questi giorni, forse gioverebbe alla mia immagine di food blogger, ma non sarebbe di certo quello che penso.

Quest’anno più che mai il Natale è stato una triste tradizione, di quelle che ti mette un po’ di angoscia perché ti fa rendere conto di come gli anni stiano inesorabilmente passando e le cose stiano pian piano cambiando mentre le persone cercano di affannarsi goffamente a farle rimanere uguali. Questo mi porta un senso d’inquietudine che non riesco ancora a interpretare bene.

Sicuramente tutto ciò è dato dal fatto che pochi anni fa ero ancora abbastanza piccola da potermi calare completamente nell’atmosfera magica delle feste e chi mi conosce bene sa che a fare questo ci ho provato fino all’ultimo trascinando poveri malcapitati a mercatini di natale, sparando canzoncine festose a tutto volume e spargendo per casa lucine colorate e festoni dorati. Ora invece, sarà che in fondo la mia vena critica e il cinismo stanno prendendo il sopravvento, non riesco a non fare tutto questo con un’inerzia e un senso di angoscia pervasivi.

Ora che Babbo Natale è morto, tutto questo kitschissima impalcatura mi pare un po’ inutile, mi sembra solo triste che le persone se ne circondino solo perché è come se fosse dovuto, alimentando il mercato di oggetti che tireremo fuori solo una volta all’anno per poi chiederci come tutto questo, che abbiamo aspettato con tanto fervore, si sia potuto spengere in così poco tempo.

La verità è che in tutto questo mi ci infilo anch’io, anche quest’anno ho fatto l’albero, sono andata al mercatino di Natale in Santa Croce, ho cucinato biscotti su biscotti, ma tutto questo l’ho fatto senza l’entusiasmo di un tempo, l’ho fatto per provarne l’ebbrezza ma rendendomi conto che in fondo lo facevo solo perché era quello che dovevo fare.

Con tutto questo non voglio smontare completamente in Natale e dire che dovremmo tutti passarlo nella stalla e dormire sulla paglia e fare un rogo degli inutili regali che ricicleremo (o butteremo) alla prima occasione. Anche se diciamocelo, pensando alle sue origini, questo avrebbe molto più senso.

Sono stata anch’io in fondo, una piccola bambina che cominciava già a giugno a fare il conto alla rovescia, che cercava di convincere i genitori a fare l’albero sempre un po’ prima, e che non riusciva a dormire il 24 notte in attesa dei regali, e per questo motivo non penso che questo andrebbe tolto ai bambini, non gli andrebbe tolta quella magia, ma penso che tra questo e il consumismo dilagante che gli viene trasmesso ci sia davvero molta differenza perché alla fine passerà l’idea che più hai e più le tue feste saranno belle e sontuose e potrai postare sui social il tuo banchetto, la tua casa addobbata e chissà cos’altro. Mentre il Natale non è ciò che hai, il Natale è un’emozione, e penso sia soprattutto questa emozione che andrebbe trasmessa ai bambini, perché le emozioni non hanno limiti e sono di tutti, ma  a volte tra tutti questi oggetti non riusciamo ad apprezzarle.

Con la speranza di non avervi depresso troppo, buon proseguimento e buone feste!